Eccomi di nuovo sul blog a parlare di tiro con l’arco! Non è
un caso visto che sono di ritorno da una nuovissima esperienza: i campionati nazionali di tiro al volo!
Sapete cosa sono? Si tratta di un tiro a piattelli, palloni
e sagome mobili (su carrucole o binari). Il tutto fatto con le più particolari
e belle delle nostre frecce, le flu-flu, come quella che vedete nella foto,
frecce dall’impennaggio molto accentuato che permettono un effetto “paracadute”
grazie al forte attrito con l’aria, che gli conferiscono in volo anche un
particolare suono, da cui il loro nome onomatopeico…
Ma non è di tecnica di tiro che vi voglio parlare!


Purtroppo il maltempo del primo giorno di gare non ha
aiutato né gli arcieri, né il percorso, creando moltissimi disagi e malumore
tra fango, macchine di lancio inceppate e acqua, tanta, troppa pioggia…
In compenso il giorno dopo, una parentesi di sole ci ha
permesso di apprezzare il luogo e i tiri, e di tirare le somme di queste due
giornate. Sebbene forse ci sia ancora qualcosa da sistemare nell’organizzazione
di questo genere di gare, il ricordo dell’esperienza è assolutamente positivo.
La cosa più particolare di queste gare sono senza dubbio le
sensazioni fortissime che si provano nel prendere un “volo”: come spiegarlo?

Subito dopo l’aria si riempie di urla di gioia, vostre e dei
vostri avversari. In quel momento tutti esultano, è un gesto talmente difficile
e impegnativo che la vostra soddisfazione contagia, come se appartenesse un po’
a tutti quella cattura.
Quelle urla sparse per tutti i campi gara, mie e di altri
arcieri, sono uno dei ricordi più vividi e belli, qualcosa che forse attinge
alla nostra primitiva natura di cacciatori, chi lo sa… so solo che vedere le
flu flu volare e librarsi nel cielo alla ricerca del loro bersaglio mi ha fatto
tornare viva come mai, e ho dimenticato tutte le ansie della mia misera vita,
trasformando in energia candide piume,
alte in un cielo blu.
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